La critica di Paolo Levi |
”Tra le file dell’Arcaismo” Mondadori Editore, anno 2011.
Tra surrealismo e metafisica si muove l’artista Giovanni Soncini, le cui potenzialità espressive oltrepassano la sfera del reale per spingersi ad esplorare gli aspetti più riposti della psiche umana. Il suo linguaggio figurale rappresenta un’analisi dell’interiorità che egli opera prima di tutto su se stesso, e dove una singolare attenzione al dettaglio svela significati simbolici e risvolti concettuali assai complessi. Si tratta di composizioni che si evidenziano in aspetti formali elaborati minuziosamente, rivelatori di una dimensione solo apparentemente aliena, dove il rapporto con i soggetti della sua rappresentazione costituiscono una fonte di visionarie ispirazioni, attimi di riflessione sulle tematiche esistenziali. La precisione del tratto e la forza del colore invitano l’osservatore alla comprensione del dettaglio, che appare caricato di significati simbolici. Su questa linea l’artista si muove con coerenza, intenzionato ad approfondire le motivazioni profonde dell’essere e il suo rapporto col mondo. Nei suoi lavori Soncini affronta le tematiche dei sentimenti, lo scorrere del tempo, il rapporto tra la vita e la morte, tra il sogno e la realtà. Da queste dicotomie si generano equilibri formali che sono i riflessi di una realtà trasfigurata: la pittura non è soltanto evasione dal quotidiano, ma anche e soprattutto lo specchio attraverso il quale si colgono gli aspetti più nascosti del nostro vivere, i momenti emozionali da da approfondire con l’acutezza dei sentimenti e con lwe ragioni del cuore. L’immaginazione diviene il tramite privilegiato per accedere a una dimensione fuori dal tempo e dalla storia, dove chi guarda è guidato in un universo di simboli arcani eppure riconoscibili come tracce allusive della sua stessa esperienza.